Soluch - Campo di concentramento

Sūluq - Libia
Tipo di campo
Campo di concentramento da ottobre 1930 a maggio 1933
Fonte: OTT1

 

Storia

Soluch è uno dei 19 campi di concentramento installati - a partire dal 1930 - dalle autorità italiane su disposizione del generale Rodolfo Graziani, chiamato a condurre le operazioni di repressione in Cirenaica.

 

L'obiettivo di questo sistema di campi di concentramento è quello di deportare tutta la popolazione nomade e seminomade dal fertile altopiano del Gebel verso la costa, nella regione della Sirtica.

A Soluch vengono internati anche i membri delle tribù nomadi degli Auaghir, stabilmente abitanti della zona dove sorge lo stesso campo.

Sono oltre 20.000 le pesone internate a Soluch nell'arco di tempo della sua esistenza. Alla chiusura del campo, nel maggio del 1933, soltanto 14.500 di loro sono ancora in vita (mortalità del 27,5 %).

 

I deportati del campo devono lavorare per cinque ore al giorno (dalle 7 alle 12) in lavori stradali ed edilizi nella vicina città. Per questo vengono pagati tra le 7 e le 10 lire al giorno, quando la paga media di un italiano negli anni '30 si aggira sulle 30 lire al giorno.

Nel pomeriggio gli internati possono coltivare i terreni messi a loro disposizione.  Il raccolto fatto di cereali e ortaggi viene venduto dalla direzione del campo sul mercato di Benghazi, mentre ai deportati è assegnata una percentuale del ricavo.

 

Gli ammalati, che a causa delle pessime condizioni d'igiene del campo raggiungono in certi giorni la cifra di 500, possono contare sull'assitenza di un solo ufficiale medico italiano - che deve farsi carico anche del campo di Sidi Ahmed el-Magrun - assistito da dieci «infermieri» libici senza alcuna formazione in medicina.

 

L’alimentazione giornaliera è costituita da 650 grammi di pane, un piatto di riso o pasta con salsa di pomodoro, due tazze di tè od orzo con zucchero, un limone, una cipolla e due litri di acqua potabile. Due volte la settimana è prevista la distribuzione di 200 grammi di carne a persona. I pasti vengono forniti alle 6 di mattina, alle 12 e alle 20.

Le famiglie che coltivano i prodotti nei terreni adiacenti al campo non hanno diritto a nessuna distribuzione di cibo.

 

 

Il bestiame del campo - portato dagli internati - ammonta a qualche migliaia tra cammelli, bovini e caprini. Vine portato al pascolo dalle donne e dai bambini internati, sotto la costante sorveglianza degli Zaptié (membri dell'Arma dei Carabinieri reclutati tra le popolazioni indigene).

Alla chiusura del campo metà degli animali è morta oppure è stata confiscata.

 

Il personale del campo comprende un comandante (Delegato circondariale), ufficiali e militari di truppa dell’esercito. L'ordine all’interno del campo è affidato ad Ascari eritrei e Zaptié, mentre all'esterno il controllo è affidato a carabinieri.

Il coprifuoco inizia alle ore 22 e termina alle 6 di mattina.

 

II corpo di guardia proviene dal sottocampo di Suani el-Achuani del Campo ed è composto da 40 carabinieri italiani comandati da un ufficiale e due sottufficiali, da un distaccamento di Ascari eritrei, da un drappello di Zaptiè e altri 80 militari di truppa al comando di 15 ufficiali indigeni e 2 italiani.

Oltre a questo campo, il corpo di guardia è addetto anche ai campi di Soluch e di Sidi Ahmed el-Magrun.

 

Gli internati possono ricevere visite d’amici o famigliari durante le ore di liberta, ma sempre sotto la sorveglianza degli Zaptiè. Possono recarsi fuori del campo con l’obbligo di rientrare entro le ore 17.

 

Le trasgressioni al regolamento del campo possono consistere nel divieto di avere contatti con altre persone, di uscire dal campo, di vedersi razionato il quantitativo di acqua e cibo. Ma ci sono anche torture di vario grado: stare al sole immobile con le braccia tese o alzate gravate da grosse pietre o legati a pali, essere fustigati o imprigionati nelle fosse-prigioni anche per tre a quattro giorni, restare appesi al polso o ai piedi a travi orizzontali, essere interrati nella sabbia con la sola testa fuori, subire il taglio di mani, piedi e lingua, ma anche di essere stuprati e forzati alla prostituzione. Fino alla eliminazione fisica.

Le punizioni avvengono nella piazza centrale del campo davanti a tutti gli internati dopo il rientro dal lavoro.

 

E' nella piazza centrale di questo campo che il 16 settembre 1931 il capo delle forze di resistenza libica Omar al-Mukhtar, dopo un processo sommario, viene impiccato.

Sono obbligati ad assistere all'esecuzione oltre 20.000 libici.

 

Il complesso dei campi di Soluch  viene chiuso nel maggio 1933 e trasformato in un deposito di materiali per usi civili e militari provenienti dall'Italia che servono l'entroterra della città di Benghazi.

 

Nell'ultimo periodo dell'occupazione italiana della Libia, il campo è occupato prima dalle truppe tedesche e poi da quelle britanniche.

 

(cfr. Gustavo Ottolenghi, 1997)


note

* Durante l'occupazione coloniale, le autorità italiane hanno sostituito molti toponimi delle città con nomi italiani o italianizzati.


 
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