el-Abiar - Campo di concentramento

Al-Abyār - Libia
Tipo di campo
Campo di concentramento dal 1931 a ottobre 1933
Fonte: OTT1

 

Storia

Il campo di concentramento di El-Abiar viene aperto nel 1931 per internare sia i nomadi della zona sia la popolazione nomade e seminomade dal fertile altopiano del Gebel. Nell'arco temporale in cui il campo rimane in funzione complessivamente saranno internati a El-Abiar oltre 8.000 persone.

 

La mattina, dalle 7 a mezzogiorno, gli internati devono lavorare alla costruzione viaria del circondario di Benghazi.

Vengono retributo tra le 7 e le 10 lire al giorno, quando la paga giornaliera di un lavoratore italiano all'inizio degli anni '30 non è inferiore alle 30 lire.

 

Il servizio sanitario viene assicurato solo una volta alla settimana da un ufficiale medico coadiuvato da cinque "infermieri" indigeni senza alcuna formazione professionale.

 

L’alimentazione giornaliera è costituita da 650 grammi di pane, un piatto di riso o pasta con salsa di pomodoro, due tazze di tè od orzo con zucchero, un limone, una cipolla e due litri di acqua potabile. Due volte la settimana è prevista la distribuzione di 200 grammi di carne a persona. I pasti vengono forniti alle 6 di mattina, alle 12 e alle 20.

 

Il parco bestiame del campo portato con sé dagli internati, è composto da 16.000 tra cammelli, bovini e caprini e viene portato al pascolo da donne e bambini - sotto il controllo degli Zaptié (membri dell'Arma dei Carabinieri reclutati tra le popolazioni indigene) - nelle vicine zone di Uadi Sarghez e Cuifut.

 

Il personale del campo comprende un comandante (Delegato circondariale), ufficiali e militari di truppa dell’esercito. L'ordine all’interno del campo è affidato ad Ascari eritrei e Zaptié, mentre all'esterno il controllo è affidato a carabinieri.

Il coprifuoco inizia alle ore 22 e termina alle 6 di mattina.

 

Gli internati possono ricevere visite d’amici o famigliari durante le ore di liberta, ma sempre sotto la sorveglianza degli Zaptiè. Possono recarsi fuori del campo con l’obbligo di rientrare entro le ore 17.

 

Le trasgressioni al regolamento del campo possono consistere nel divieto di avere contatti con altre persone, di uscire dal campo, di vedersi razionato il quantitativo di acqua e cibo. Ma ci sono anche torture di vario grado: stare al sole immobile con le braccia tese o alzate gravate da grosse pietre o legati a pali, essere fustigati o imprigionati nelle fosse-prigioni anche per tre a quattro giorni, restare appesi al polso o ai piedi a travi orizzontali, essere interrati nella sabbia con la sola testa fuori, subire il taglio di mani, piedi e lingua, ma anche di essere stuprati e forzati alla prostituzione. Fino alla eliminazione fisica.

Le punizioni avvengono nella piazza centrale del campo davanti a tutti gli internati dopo il rientro dal lavoro.

 

Il campo venne chiuso nell'ottobre 1933. Dopo la liberazione degli internati viene trasformato in un deposito di carburanti.

Successivamente, con l'evoluzione del teatro bellico in nord Africa, il luogo viene occupato prima dalle truppe tedesche e poi da quelle britanniche.

 

(cfr. Gustavo Ottolenghi, 1997)


note

* Durante l'occupazione coloniale, le autorità italiane hanno sostituito molti toponimi delle città con nomi italiani o italianizzati.


 
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