el-Agheila - Campo di concentramento

Al-Aqaylah - Libia
Tipo di campo
Campo di concentramento da gennaio 1930 alla fine di ottobre 1932
Fonte: OTT1

 

Storia

Di tutti i campi di concentramento fascisti in Libia, quello di el-Agheila è sia il più grande per quanto riguarda il numero di internati, sia quello con la più alta percentuale di mortalità.

 

Entra in funzione nel gennaio 1930 per internare i ribelli libici, in particolare i notabili senussiti di medio e basso rango con le loro famiglie; individui che dimostrano una strenua opposizione agli italiani e che sono già internati in altri campi; internati che hanno tentato la fuga da altri campi; nomadi deportati dall'est della Cirenaica.

 

Nel dicembre del 1930 giungono al campo anche 2.000 appartenenti alle tribù ribelli della Marmarica portando con sé 8.000 capi di bestiame. La deportazione che li ha portati al campo di el-Agheila è iniziata tre mesi prima, a 1.100 chilometri di distanza, quando a partire erano in 5.000. Il che significa che durante il viaggio 3.000 persone sono morte.

 

Nel piazzale al centro del campo c'è un palco per le esecuzioni, che avvengo spesso in maniera sommaria. Attorno a questo palco ci sono le otto tende che servono per interrogare e torturare gli internati. Agli angoli estremi di ogni quadrilatero ci sono le fosse per le punizioni.  Sul lato lungo inferiore un muro di pietra viene usato come luogo per le fucilazioni. Accanto ad esso c'è un tucul usato dai guardiani come bordello o per stuprare le donne prigioniere.

 

Le punizioni per le trasgressioni ai regolamenti del campo vanno da pene "leggere" come la proibizione di avere contatti con altre persone o vedersi razionare il cibo e l'acqua, per arrivare a forme molto più pesanti: stare al sole immobile con le braccia tese o alzate e gravate da grosse pietre o legati a pali, fustigazioni, imprigionamento nelle fosse scavate nella sabbia per tre o quattro giorni, essere appesi al polso o a piedi a travi orizzontali, essere interrati nella sabbia con la sola testa di fuori, taglio di mano, piedi e lingua, stupri e prostituzione forzata, eliminazione fisica.

Le punizioni avvengono nella piazza centrale del campo davanti a tutti gli internati dopo il rientro dal lavoro.

 

Anche le torture praticate sono particolarmente efferate: bruciature delle piante dei piedi per mezzo di ferri roventi, introduzione di corpi estranei e/o insetti nelle cavità del corpo, estirpazione di unghie, sospensione a travi per i capelli con pesi alle caviglie, costrizione a bere acqua salata in grande quantità, legatura a piante spinose e stupri di massa.

 

I deportati del campo vengo condotti ai lavori forzati - miniere, costruzioni stradali e ferroviarie - dalle 5 e 30 del mattino fino alle 17 (con un'ora di pausa per il pranzo). Al rientro nel campo erano gli internati vengono controllati per mezzo di un appello che si svolge nella piazza centrale.

 

Il servizio sanitario viene svolto da un ufficiale medico italiano solo per una mattinata nel corso di una intera settimane. Il medico è assistito da quattro «infermieri» indigeni senza formazione professionale.

 

L’alimentazione giornaliera è costituita da 650 grammi di pane, un piatto di riso o pasta con salsa di pomodoro, due tazze di tè od orzo con zucchero, un limone, una cipolla e due litri di acqua potabile. Due volte la settimana è prevista la distribuzione di 200 grammi di carne a persona. I pasti vengono forniti alle 5 di mattina, alle 12 e alle 20.

 

Il parco bestiame portato con sé dagli internati, composto da 22.000 tra cammelli, bovini e caprini, viene sequestrato dall'amministrazione del campo. Gli animali vengono portati al pascolo - sotto la sorveglianza degli  Zaptié (membri dell'Arma dei Carabinieri reclutati tra le popolazioni indigene) - da libici non internati della vicina zona di Uadi Faregh.

 

Il personale del campo comprende un comandante (Delegato circondariale), ufficiali e militari di truppa dell’esercito. L'ordine all’interno del campo è affidato ad Ascari eritrei e Zaptié, mentre all'esterno il controllo è affidato a carabinieri e da unità cinofile. In tutto, il personale ammonta a circa 200 persone.

Il coprifuoco inizia alle ore 22 e termina alle 5 di mattina.

 

Il campo di concentramento di el-Agheila viene chiuso nell'ottobre del 1932 e trasformato in magazzini.

Successivamente, con l'evoluzione del teatro bellico in nord Africa, il luogo viene occupato prima dalle truppe tedesche e poi da quelle britanniche.

 

(cfr. Gustavo Ottolenghi, 1997)

 


note

* Durante l'occupazione coloniale, le autorità italiane hanno sostituito molti toponimi delle città con nomi italiani o italianizzati.


 
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