Fossalon di Grado - Campo di lavoro coatto |
Fossalon, frazione del comune di Grado (Gorizia) - Italia |
Tipo di campo |
Campo di lavoro coatto
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Storia |
Nei primi mesi del 1943, le prefetture di Gorizia e di Trieste istituiscono in località Fossalon di Grado un campo di lavoro destinato all’internamento di cittadini italiani appartenenti alla minoranza slovena.
Il campo viene creato sia per decongestionare le carceri del territorio, sempre più affollate, sia per venire incontro alla richiesta di manodopera per lavori agricoli da parte dell’Ente Nazionale per le Tre Venezie che gestiva i terreni della cosiddetta Bonifica della Vittoria in località Fossalon di Grado.
Il 31 dicembre 1942, Aldo Cavani, prefetto di Gorizia, sollecita il prefetto di Trieste (Grado faceva allora parte della provincia di Trieste) ad approvare la richiesta dell’Ente per le Tre Venezie per l’invio a Fossalon di 150 “congiunti di ribelli” tra quelli detenuti nelle carceri goriziane.
Il 26 marzo 1943, Tullio Tamburini, prefetto di Trieste, informa il Ministero dell’Interno che fino a quella data sono stati inviati presso il campo di lavoro della Bonifica della Vittoria 89 internati politici. A questi seguiranno altri quattro arrivi: 25 persone giunte a Fossalon il 24 aprile 1943; 85 internati il 29 maggio; altre 29 persone il 19 giugno; infine 16 internati il 4 agosto 1943. In totale quindi furono almeno 244 i civili internati al campo di Fossalon (vedi l'elenco completo).
Oltre al prefetto di Gorizia, particolarmente attivo nell’utilizzare il campo di lavoro come luogo di detenzione per i civili sloveni fu Giuseppe Gueli, a capo dell’Ispettorato speciale di pubblica sicurezza per la Venezia Giulia. Suo è, tra gli altri, l’ordine di internamento dell’8 agosto 1943, quindi emesso dopo l’arresto di Mussolini del 25 luglio.
La maggior parte degli internati era stata arrestata con generiche accuse di favoreggiamento ai ribelli, sentimenti antitaliani, oppure solo perchè parenti di presunti partigiani. Ad esempio, in un documento del fascicolo di Antonio Marchi – nato a Salona d’Isonzo nel 1904, il cui cognome era stato italianizzato – il prefetto di Gorizia afferma che “è di origine slava e di irriducibili sentimenti antitaliani. […] Non è stato possibile raccogliere elementi precisi a suo carico per deferirlo all’autorità giudiziaria. È elemento subdolo, molto scaltro e capace di qualsiasi azione delittuosa contro la sicurezza dello Stato, per cui si propone venga internato per tutta la durata della guerra”.
Secondo Marco Puppini (Puppini, 1988), gli internati erano alloggiati in un complesso edilizio recintato in località Eraclea. La sorveglianza era affidata a un reparto di carabinieri e a alcune guardie dipendenti dall’Ente Nazionale per le Tre Venezie. Al mattino gli internati – che potevano anche riceve le visite dei parenti - venivano condotti al lavoro a gruppi di 25-30. Chi si rifiutava di lavorare veniva trasferito immediatamente alle carceri di Trieste.
Sempre secondo Puppini, a Fossalon esisteva una struttura politica clandestina guidata dallo sloveno Milo Vižintin (nei documenti italiani Bogomilo Visentin). Su Milo Vižintin si veda la biografia di Milica Kacin-Wohinz della Slovenska biografija.
Il campo resta in funzione fino all’8 settembre 1943. [Andrea Giuseppini, 2020] |
Risorse |
Documenti |
Testimonianze |
Bibliografia |
Capogreco, Carlo Spartaco 2004 I campi del duce. l'internamento civile nell'Italia fascista (1940-1943) |
Puppini, Marco 2004 Il campo di lavoro forzato di Fossalon di Grado |
Disposizioni |
Links |