San Martino di Brazza - Località di internamento

Sumartin, località  dell'isola di Brač - Croazia
Tipo di campo
Località d'internamento da novembre 1942 a giugno/luglio 1943

 

Storia

In maniera del tutto simile a quanto avviene sull'isola di Hvar (Lesina), anche in quella di Brač gli ebrei profughi della II zona1 vengono internati inizialmente in diverse località; Sumartin (San Martino di Brazza), Postira (Postire), Nerežišća (Nerisi di Brazza), Bol (Bol di Brazza)Supetar (San Pietro di Brazza) e Milna.

 

Località che nel corso del mese di febbraio 1943 si riducono a solo due: Postira e Sumartin.

 

L'ordine di internare gli ebrei in campi di concentramento o in locali ben sorvegliati, che permettano di isolarli dal resto della popolazione, viene emanato il 28 ottobre 1942 dal comando della II Armata1.

 

In realtà, prima di quest'ordine - che proviene dalle autorità militari -, il governatorato della Dalmazia - cioè l'autorità civile - aveva già provveduto a internare sull'isola di Brač 144 ebrei che, molto probabilmente, erano riusciti a raggiungere clandestinamente la città di Spalato. Oltre a Brač, il Governatorato ha mandato all'internamento gli ebrei a Makarska (in piccolo numero) e in due località dell'isola di Korčula (Curzola): l'omonimo paese di Korčula e nel villaggio di Vela Luka (Valle Grande) (vedi DKN04). 

 

Il 3 dicembre, arriva l'ordine di internare anche gli ebrei già presenti sull'isola di Brazza (anche se non vengono specificate le località in cui si trovano), e nella cittadina di Makarska. Per cui, sotto il controllo delle autorità civili della Dalmazia annessa rimangono solo gli ebrei internati a Korčula e Vela Luka.

 

Come dicevamo prima, all'inizio i luoghi di internamento sull'isola sono sei, e alla data del 1 febbraio 1943 gli internati ebrei sono così suddivisi: 72 a Sumartin, 41 a Postira, 15 a Nerežišća, 25 a Bol (Bol di Brazza), 42 a Supeter (San Pietro di Brazza) e 45 a Milna (vedi DVA36).

 

Due mesi dopo (mancano i dati del 1 marzo 1943), gli ebrei risultano internati solo a Sumartin (122) e a Postira (115), tranne un ebreo che rimane, chissà perché, internato a Milna (vedi DVA37).

 

Molto probabilmente, le direttive di concentrare gli ebrei in poche località arrivano, come per l'isola di Hvar, dal comando della II Armata. Così come l'idea di predisporre sull'isola un campo di concentramento (vedi DHV04).

 

La località dell'isola di Brač scelta a questo scopo è Sumartin, ed esattamente "tre immobili (un albergo, una villa in via di fabbricazione ed una casetta) dove sarebbe possibile la creazione di un campo di concentramento della capienza di 300 posti" (vedi DHV10).

 

Ma la spesa complessiva di questo dettagliato progetto ammonta a più di due milioni di lire. Costo giudicato eccessivo, visto che, continua il generale Umberto Spigo, autore del documento appena citato: "la situazione delle due isole è tranquilla sarei dell'avviso di non apportare alcuna modificazione all'attuale sistemazione" (vedi DHV10).

 

Parere condiviso qualche giorno dopo dal comando della II Armata, tanto più che, come aggiunge a matita rossa un anonimo estensore, "si ha in animo di mandarli ad Arbe" (vedi DHV05).

 

Cosa che avviene puntualmente tra il mese di giugno e quello di luglio del 1943, quando, nel campo numero 2 di Rab, arriveranno quasi tremila ebrei.

 

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1. La cosiddetta II zona è una fascia di territorio del neonato Stato Indipendente di Croazia (NDH) - profonda tra i 50 e 100 chilometri, che corre all'interno della costa dalmata - occupata militarmente dall'Italia nel settembre del 1941 in seguito agli accordi tra Mussolini e Pavelic del 26 agosto dello stesso anno. Ne fanno parte città come Mostar e Ragusa, ma che le isole di Pago, Brazza e Lesina.

 

2. Nonostante i ripetuti ordini di respingere alla frontiera chiunque - ebrei compresi - cerchi di entrare senza visto, nella II zona ha trovato rifugio qualche migliaio di ebrei (croati, serbi e di altre nazionalità) in fuga dalle persecuzioni naziste e degli ustascia croati. Nell'agosto del 1942 i tedeschi chiedono la consegna degli ebrei che vivono nelle zone occupate militarmente dall'Italia. All'iniziale nulla osta che Mussolini scrive di proprio pugno sulla richiesta, cercano di opporsi alcuni funzionari del Ministero degli Esteri, in particolare Luca Pietromarchi. Alla fine di complesse strategie politiche,  diplomatiche e militari portate avanti fino all'8 settembre del 1943, gli italiani non consegnano gli ebrei ai tedeschi. Per diverse interpretazioni di questo avvenimento confronta; Poliakov e Sabille, 1956; Shelah, 1991; Voigt, 1993; Rodogno, 2003; e anche Daniel Carpi,  The Rescue of Jews in the italian Zone of Occupied Croatia (disponibile on line).


note

La nostro ricerca sulla località di internamento di Sumartin è ancora in corso.


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