Penne - Località di internamento

Penne (Pescara) - Italia
Tipo di campo
Località d'internamento
Fonte: AC00051

 

Storia

APPUNTI PER LA SCHEDA

 

Oltre ad essere una località di internamento per ebrei stranieri (Anna Pizzuti - www.annapizzuti.it - indica dodici nomi di ebrei per la maggior parte austriaci), a Penne viene inviato anche un gruppo di civili jugoslavi provenienti dal territorio della provincia di Fiume (o Carnaro).

 

Si tratta di ventidue persone (cinque famiglie) che vengono quasi sempre chiamate con il termine di "sfollate". Ma nel primo documento del 3 luglio 1942 (vedi A00051), la Prefettura di Pescara dice che "i predetti, da considerarsi ammoniti, siano sottoposti alle relative prescrizioni e vigilati". Si tratta quindi di internati civili a tutti gli effetti, o perché congiunti di ribelli oppure perché sgomberati di forza da qualche villaggio.

 

Una conferma ci viene da un documento dell'agosto del 1943 della Regia Prefettura del Carnaro (vedi AC00690). 

 

Il prefetto esprime parere sfavorevole alla richiesta di liberazione (non sappiamo rivolta da chi) di Rubesa Andrea, di sua madre Giuseppa e della sorella Dorotea, tutti internati a Penne. Scopriamo che Giuseppa Rubesa e sua figlia Dorotea furono internate il 6 giugno del 1942 proprio perché il figlio/fratello Andrea si era dato alla macchia. Un motivo che i militari italiani ritenevano sufficiente per bruciare la casa e mandare all'internamento i familiari dei partigiani.

 

Successivamente, nell'agosto del 1942, Andrea Rubesa decide di costituirsi e si consegna ai carabinieri di Castua (si tratta della cittadina ora croata di Kastav, luogo di residenza della famiglia Rubesa). Ma nonostante questo gesto, che ovviamente gli costa l'internamento, sua madre e sua sorella non vengono liberate. Così, si trovano ora tutti e tre reclusi nel comune di Penne.

 

Per alloggiare i ventidue internati vengono presi in affitto dai fratelli Cantagallo alcuni locali annessi alla ex conceria di Penne. Per la cifra di 270 lire al mese sono cedute una stanza al pianterreno e cinque al primo piano (vedi AC00053). 

 

L'edificio ha bisogno di alcuni lavori di sistemazione, e la prefettura chiede l'autorizzazione al Ministero (vedi AC00052). Per quanto riguarda invece i letti, vengono prelevati dal non lontano campo di concentramento di Città Sant'Angelo ventidue brande da assegnare agli internati del comune di Penne (vedi AC00051).

 

L'utilizzo dei letti che fanno parte della dotazione del campo di concentramento di Città Sant'Angelo, è oggetto di una fitta corrispondenza tra la Prefettura di Pescara e il Ministero dell'Interno.

 

Alla fine di gennaio del 1943, dopo sei mesi dall'arrivo degli internati a Penne, vengono finalmente autorizzati i lavori edili, l'acquisto di suppellettili, e viene anche approvato il canone di affitto dei locali presso le ex concerie Cantagallo (vedi AC00055).

 

Ma, nonostante gli sforzi compiuti nel tentativo di alloggiare gli internati, qualcosa non deve essere andato a buon fine. Infatti, il 24 maggio 1943, una lettera della prefettura di Pescara informa la Direzione Generale dei Servizi di Guerra del Ministero dell'Interno che non è stato possibile "dare diversa sistemazione ai ventidue sfollati del Carnaro residenti a Penne" (vedi AC00056).

 

Molto probabilmente, il Ministero deve aver considerato eccessiva la spesa sostenuta per gli internati (affitto, ecc.) e, come avviene per molte altre località di internamento, chiesto ai prefetti di alloggiare gli sfollati (o internati) presso istituti di mendicità od ospizi per anziani

 

Sulla risposta negativa da parte del prefetto di Pescara, un appunto scritto a matita dice: "Non sarebbe opportuno trasferire i ventidue sfollati al campo Fraschette?"  (vedi AC00506)

 

Ed è quello che poi effettivamente avviene. Il 6 giugno viene ordinato il loro trasferimento al campo di concentramento Le Fraschette di Alatri (vedi AC00057), che viene materialmente effettuato circa un mese dopo, il 10 luglio (vedi AC00059), esattamente un anno dopo il loro arrivo nel comune di Penne. In quest'ultimo documento sono riportati per la prima volta anche i nomi degli internati (purtroppo non la loro data e luogo di nascita).

 

Infine, non ci si poteva dimenticare delle brande. Il Ministero stabilisce che i ventidue letti di proprietà della ditta Piscitelli devono essere riportati al campo di concentramento di Città Sant'Angelo (vedi AC00060).

 

Al momento non disponiamo di altri documenti o informazioni sulla località di internamento di Penne.


note

La nostra ricerca sulle località di internamento è ancora in corso (2013)


 
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