Portobuffolè - Località di internamento

Il 28 luglio 1942 arriva a Portobuffolè una famiglia di civili jugoslavi deportati dal campo di concentramento di Laurana (Lovran). Si tratta di Giuseppe Ban, nato a Potkum (Podhum) nel 1903, le due figlie Danica (1932) e Maria (1934), la madre Maria, nata nel 1874, e due sorelle, Teresa (1911) e Antonia (1901) (vedi il documento del 5 settembre 1942). 

Podhum è la località croata dove nel luglio del 1942 per rappresaglia gli italiani fucilarono un centinaio di uomini e ragazzi, distrussero il villaggio e, appunto, deportarono tutti gli altri abitanti (cfr. Giacomo Scotti, 2012, pp. 226-7).

In particolare, il 27 maggio del 1943, il prefetto informa che "la spesa occorrente per un buon adattamento dei locali esistenti in Portobuffolé e nei quali potrebbero essere collocati gli internati, ammonta a lire 13.500 circa. Tale spesa potrebbe essere limitata a lire 4.000 qualora i lavori si riducessero alla sola imbiancatura delle stanze e riparazione del tetto onde impedire la penetrazione della pioggia" (vedi AC00211).

Nell'agosto del 1944, cioè oltre due anni dopo il loro arrivo, si trovano ancora internati a Portobuffole i sei civili deportati dalla cittadina distrutta di Podhum.

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Secondo Francesca Meneghetti (Meneghetti, 2012, p. 173), nell'agosto del 1942, a Portobuffolé - in un locale che in precedenza veniva usato come ospedale - vengono trasferite sei persone già internate nell'Istituto di Ricovero in Borgo Mazzini 44 di Treviso (fonte Archivio di Stato di Treviso, Prefettura, lettera del prefetto al M.I. del 22 agosto 1942).