Cingia de' Botti - Località di internamento

Cingia de' Botti (Cremona) - Italia
Tipo di campo
Località d'internamento 31/07/1942 03/02/1943
Fonte: AC00406 AC00409

 

Storia

APPUNTI PER LA SCHEDA

 

Secondo un documento del 3 settembre 1942, a Cingia de' Botti, precisamente nella frazione di Pieve Gurata (Ospedale), sono internati 72 congiunti di ribelli del Carnaro (deportati dal territorio delle provincia annessa di Fiume) (vedi AC00562).

 

La sorveglianza è affidata alla locale stazione dei carabinieri (7 persone). Tuttavia, la Difesa Territoriale di Milano (sotto la cui giurisdizione ricade anche il territorio del comune di Cingia de' Botti) considera non adeguata la sistemazione degli internati (troppo contatto con la popolazione civile) e propone al Ministero degli Interni di trasferire i "congiunti di ribelli" in un campo di concentramento.

 

Le risposte del Ministero dell'Interno, sia dell'Ispettorato per i Servizi di Guerra (che ha disposto l'internamento, vedi AC00563), sia della Direzione di Pubblica Sicurezza (vedi AC00564), sono negative.

 

I campi di concentramento per civili sono ormai saturi. Quello che si può fare è inviare gli internati presso i ricoveri di mendicità. Un modo, dice l'Ispettore per i Servizi di Guerra Giuseppe Stracca, anche per vigilare meglio gli internati.

 

Di fatto, almeno a Cingia de' Botti, gli internati sembrano già alloggiati presso un istituto ospedaliero. Almeno è così per un gruppo di 27 congiunti di ribelli (nel documento definito come secondo contingente) arrivato in provincia di Cremona il 28 luglio 1942 e internato presso l'Ospedale Germani di Cingia de' Botti due giorni dopo (vedi AC00406).

 

Al momento non disponiamo di elenchi nominativi e di informazioni dettagliate sulle persone internate nella località in provincia di Cremona.

 

Però alcune informazioni importanti ci vengono da una corrispondenza tra la prefettura del Carnaro (Fiume) e il Ministero dell'Interno.

 

"Si premette che i genitori della nominata in oggetto [Eleonora Mateicic], e i fratelli Znonimir e Mario, rastrellati da reparti del Regio Esercito nel corso delle operazioni di polizia militare compiute nella zona di Podkum1 vennero in un primo momento ristretti nel campo provvisorio di Laurana (Fiume) e poscia, in seguito a disposizioni impartite dall'Ispettorato per i Servizi di Guerra, avviati in provincia di Cremona, quindi internati nel comune di Cingia de' Botti, ove attualmente si trovano" (vedi AC00490).

 

Eleonora Mateicic, continua il prefetto del Carnaro nella lettera del 12 gennaio 1943, "che in quell'epoca non si trovava presso i familiari, ora è rimasta priva di ogni possibilità di appoggio morale e finora ha vissuto allogandosi come domestica in famiglie private; per aderire ad analoga richiesta della Mateicic, ed anche allo scopo di prevenire la possibilità che la predetta possa, spinta dal bisogno, svolgere attività deleteria, si propone che venga internata nel predetto comune per riunirsi ai suoi familiari".

 

Il Ministero dell'Interno si dice d'accordo con la proposta di internamento, ma poco prima della partenza di Eleonora Mateicic per Cingia de' Botti dove dovrebbe ricongiungersi con la famiglia, il prefetto di Cremona con un telegramma urgente prega di sospendere il trasferimento perché tutti gli internati di Cingia de' Botti stanno partendo per il campo di concentramento Le Fraschette di Alatri (vedi AC00492).

 

In effetti, il 4 febbraio 1943, dalla provincia di Mantova arrivano a Frosinone e vengono fatti proseguire il giorno stesso per il campo Le Fraschette 79 internati (vedi AC00410).

 

Il trasferimento è dovuto a un ordine del 20 gennaio 1943 firmato dal sottosegretario all'interno Guido Buffarini Guidi (vedi AC00249) in cui si sollecitano le prefetture di diverse provincie del nord Italia, tra cui quella di Cremona, a far accompagnare al campo di concentramento Fraschette le famiglie dei congiunti di ribelli del Carnaro, mantenendo intatti i nuclei familiari ed escludendo le persone che hanno trovato una stabile occupazione.

 

Nel frattempo, Eleonora Matecic ha trovato anche lei una stabile occupazione, ma a Fiume (presso la famiglia del tenente colonnello Giuseppe Maltese, giudice del Tribunale di Guerra), e rinuncia a raggiungere i familiari trasferiti a Fraschette di Alatri (vedi AC00499).

 

Non sappiamo con certezza se i 79 internati trasferiti ad Alatri provengano tutti dal comune di Cingia de' Botti (o anche da altre località di internamento della provincia di Mantova).

 

(inserire le due nascite e il trasferimento)

 

 

------------------

Nota

1 Non esiste una cittadina che si chiama Podkum. Forse si può identificare con Podhum,  il luogo in cui il 12 luglio del 1942, come forma di rappresaglia per l'uccisione dei maestri elementari italiani Giovanna e Franca Renzi, vennero fucilati in una cava nelle vicinanze del paese 108 maschi (127 secondo altre fonti), date alle fiamme e distrutte 370 abitazioni e altri 127 edifici, e internato tutto il resto della popolazione, ossia 889 persone (vedi, tra gli altri, Giacomo Scotti, 2012, pp. 226-7).


note

La nostra ricerca sulle località di internamento è ancora in corso (2013)


 
Risorse
Documenti

Documenti