Moggio - Campo di concentramento |
Mojo - Etiopia |
Tipo di campo |
Campo di concentramento
Fonte: TKB1 |
Storia |
Il campo di concentramento di Mojo è utilizzato per internare alti funzionari statali etiopi, preti e monaci.
Il giudice Kidan Blatta Haile Wolde arriva a Mojo nel maggio 1937 e vi rimane tre mesi prima di essere trasferito in un altro campo, quello di Akaki Radio Station.
“La mia casa a Chafe Donsa venne circondata da 300 soldati italiani. Fu così che mi arrestarono. Mi portarono a Moggio dove mi misero in un piccolo tucul assieme ad altri otto internati. Il tucul misurava cinque metri per tre. Era terribile, soffocante. Più tardi arrivarono altri prigionieri e li misero assieme a noi. Stavamo tutti in piedi, appoggiati gli uni sugli altri. Se un internato moriva, lasciavano il cadavere dentro la prigione per tre, quattro giorni. Anche a causa degli insetti nocivi, le condizioni di vita erano terribili. La mortalità giornaliera dovuta alle malattie era maggiore di quella dovuta alle uccisioni da parte degli italiani. Nel luglio 1937, gli italiani portarono nel campo anziani, preti, monaci e monache da Zuquala. Li misero in un area vicino al fiume, senza protezione dalle piogge. Perciò molti di loro morirono di malattie e gli altri vennero fucilati” (cfr. TKB1).
[“While I was still in my house at Chafe Donsa, 300 Italian soldiers surrounded my house and arrested me. From there they took me to Moggio. When I arrived at Moggio I was put in a little hut among eighty prisoners in a room which measured 3 by 5 metres [roughly 10 feet by 16 feet]. The conditions were horrible and stifling. Afterwards they brought other prisoners and put them among us, and for this reason we used to stand on one another. When a prisoner died, his body used to he kept for three or four days in the prison. Because of the noxious insects which prevailed in the prison the conditions were terrible. The number of deaths in this prison daily was higher than those who were murdered by the Italians. In the month of Hamle, 1929 (E.C.), the Italians brought monks, nuns, aged, deacons and feeble persons by donkey from Zuquala to Moggio. There they were put in an enclosure near the river without shelter from the rain and on marshy ground. For this reason many of them died from sickness, and the rest were shot”] (TKB1). |
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