Porto Re - Campo di concentramento

Kraljevica - Croazia
Tipo di campo
Campo di concentramento in funzione nell'agosto del 1942 fino a 8 settembre 1943
Fonte: DVA05 DKR18

 

Storia

Poco si conosce del campo di concentramento di Kraljevica (in italiano Porto Re) come luogo di internamento per civili, soprattutto croati rastrellati nei villaggi.

 

Non sappiamo, ad esempio, la data in cui entra in funzione. Sicuramente, nell'agosto del 1942 è a disposizione del V Corpo d'Armata, così come il campo di Bakar, per internare la popolazione che si intende sgomberare dalla zona della Velika Kapela (vedi DBU41)

 

Il campo è anche citato - assieme agli altri più conosciuti - dal generale Roatta nel settembre del 1942, sempre in relazione all'internamento di massa della popolazione (vedi DVA05).

 

Ancora il primo giorno di ottobre del 1942 "provenienti da Ogulin, sono transitati per il valico di Buccarizza, diretti al campo di concentramento di Porto Re, n. 229 internati civili" (vedi DKR21).

 

Che il campo di Kraljevica sia stato pensato e costruito per l'internamento dei civili, ce lo conferma un documento redatto nel periodo in cui il campo viene destinato all'internamento dei soli ebrei profughi. Così scrive il generale Alessandro Gloria: "il campo di Porto Re venne in origine destinato ad accogliere internati civili croati ed allestito per 1.500 persone. All'atto dell'internamento degli ebrei, sorsero, in dipendenza dello stato sociale degli internati, nuove necessità  e furono costruite latrine notturne [...], migliorate le sistemazioni, allestite cucine economiche, sistemato un locale ad uso cucine per i bambini, attrezzata una baracca a sala riunione e refettorio, adibita una baracca per sistemarvi il numeroso bagaglio degli internati e costruita una ulteriore per gli uffici della comunità e servizi vari (posta, farmacia, dentista, barbiere etc.)" (vedi DKR12).

 

Prima di queste "migliorie" (realizzate dagli stessi ebrei), il campo per internati repressivi croati era composto da quattro enormi baracche in cui vi stavano dalle trecento alle cento persone, e da altre otto, grandi circa la metà delle precedenti. Il filo spinato, oltre a circondare la zona, divideva anche le baracche destinate agli uomini da quelle dove erano internate le donne e i bambini. Le latrine e i lavelli erano all'aperto (cfr. Voigt, 1993. vol. 2, pp. 283-284).

 

L'ordine di internare tutti gli ebrei della II zona1, viene dato il 29 ottobre del 1942 (vedi P060), come ulteriore contromossa italiana nella complessa trattativa in atto da mesi con i tedeschi e i croati per la consegna degli ebrei stranieri rifugiati nei territori militarmente controllati dagli italiani2.

 

Come stabilito dall'ordine, gli ebrei devono essere internati o in campi, oppure in "locale o locali tra loro adiacenti (alberghi, palazzi, edifici comunque abitabili) opportunamente scelti, facilmente vigilabili" (vedi P060).

 

Evidentemente, per i vertici del V Corpo d'Armata la scelta cade sul campo di concentramento di Kraljevica.

 

Sempre secondo quanto riportato da Voigt (1993, vol 2, p. 284), gli ebrei vengono prelevati dalle abitazioni nelle prime ore del mattino del 2 novembre 1942, condotti nelle caserme e poi con i camion verso i luoghi di internamento.

 

Alla fine della giornata, gli ebrei rinchiusi a Kraljevica sono già 1.003, cui se ne aggiungono altri 131 due giorni dopo (vedi DKR09). Il numero più alto di internati nel campo di Kraljevica si raggiunge il 31 dicembre del 1942, quando vi sono 1.173 ebrei profughi così suddivisi: 455 uomini, 614 donne, 54 bambini e 50 bambine. Rispetto al totale 18 persone sono classificate di "religione cattolica" (vedi DKR14). Riguardo la nazionalità, 1.106 si dichiarano croati, 61 tedeschi-ungheresi,  i rimanenti provengono da altri paesi (vedi DKR22).

 

Nei giorni immediatamente successivi all'internamento, il generale Renato Coturri, comandante del V Corpo d'Armata, compie un'ispezione nel campo. Oltre a ordinare alcune migliorie, Coturri riferisce del "morale" degli ebrei internati: "ho constatato che esso è abbastanza tranquillo, in quanto gli stessi confidano ancora sempre di trovarsi sotto la protezione delle FF. AA. italiane" (vedi DKR07).

 

Dopo un primo periodo, che deve essere quindi stato di apprensione per la propria sorte, gli ebrei internati iniziano ad organizzare la vita nel campo. Le informazioni che ci arrivano dai documenti riguardano la celebrazione della Pasqua ebraica (vedi DKR06), e l'organizzazione di una scuola per i numerosi e ragazzi e bambini internati (vedi DKR05).

 

Nel maggio del 1943 sono in funzione 8 diverse classi per un totale di 84 alunni. Gli insegnanti vengono reclutati tra gli stessi internati adulti.

 

Nel frattempo però, la pressione dei tedeschi per farsi consegnare gli ebrei della II zona continua. Il 31 marzo del 1943, Giuseppe Bastianini, che da febbraio ha abbandonato la carica di governatore della Dalmazia per diventare sottosegretario al Ministero degli Esteri, prospetta alla II Armata la necessità di riunire in un unico campo di concentramento tutti gli ebrei profughi. Non in Italia però. A questo scopo potrebbe andare bene proprio il campo di Kraljevica. Oppure, come alternativa, anche se posto in una zona annessa all'Italia, il grande campo di concentramento di Arbe (Rab) (vedi DRA44).

 

E sarà proprio quest'ultima la scelta che verrà fatta. L'approntamento del campo numero 2 a Rab, destinato a raccoglie tutti gli ebrei della II zona, procede però a rilento.

 

Nel giugno del 1943, il maggiore Prolo e il tenente Marchesini, addetti al campo di Rab, compiono una visita a Kraljevica in vista dell'imminente trasferimento degli internati (vedi DKR11).

 

Il 5 luglio si comunica l'imminente arrivo a Kraljevica di una imbarcazione da 200 posti che resterà a disposizione "fino alla fine del servizio", cioè del completo trasferimento degli internati ebrei al campo di concentramento di Rab (vedi DKR04).

 

Una volta sgomberato, il campo di Kraljevica viene immediatamente recuperato alla sua funzione originale: quelle di internare civili croati rastrellati. Nello specchio sul numero di internati del 29 luglio del 1943, il V Corpo d'Armata comunica che nel campo sono presenti 140 internati di cui 118 di religione cattolica, 21 ortodossa e un musulmano. Gli uomini sono 82, le donne 56. Ci sono anche un bambino e una bambina (vedi DKR18).

 

Al momento non sappiamo se il campo di Kraljevica ha continuato a funzionare fino all'8 settembre del 1943. Ma è molto probabile di sì.

 

 

1 La cosiddetta II zona è una fascia di territorio del neonato Stato Indipendende di Croazia NDH, profonda tra i 50 e 100 chilometri, che corre all'interno della costa dalmata, che viene occupata militarmente dall'Italia nel settembre del 1941 dopo gli accordi tra Mussolini e Pavelic del 26 agosto dello stesso anno. Ne fanno parte città come Mostar e Ragusa, ma che le isole di Pago, Brazza e Lesina.

 

2. Nonostante i ripetuti ordini di respingere alla frontiera chiunque - ebrei compresi - cerchi di entrare senza visto, nella II zona ha trovato rifugio qualche migliaio di ebrei (croati, serbi e di altre nazionalità) in fuga dalle persecuzioni naziste e degli ustascia croati. Nell'agosto del 1942 i tedeschi chiedono la consegna degli ebrei che vivono nelle zone occupate militarmente dall'Italia. All'iniziale nulla osta che Mussolini scrive di proprio pugno sulla richiesta, cercano di opporsi alcuni funzionari del Ministero degli Esteri, in particolare Luca Pietromarchi. Alla fine di complesse strategie politiche,  diplomatiche e militari portate avanti fino all'8 settembre del 1943, gli italiani non consegnano gli ebrei ai tedeschi. Per diverse interpretazioni di questo avvenimento confronta; Poliakov e Sabille, 1956; Shelah, 1991; Voigt, 1993; Rodogno, 2003; e anche Daniel Carpi,  The Rescue of Jews in the italian Zone of Occupied Croatia (disponibile on line).


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