«Stavo cercando le corna e la coda, ma non le avevano»
Guerra, deportazione e campi durante l’impero fascista in Etiopia

di Roman Herzog


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Con l’attacco all’Etiopia, il 3 ottobre 1935, il regime fascista italiano diede inizio alla prima guerra fascista d’aggressione da parte di un paese europeo. L’Etiopia, paese sovrano, faceva parte fin dal 1929 della Società delle Nazioni, l’organismo sovranazionale, precursore dell’ONU, fondato dopo la prima guerra mondiale proprio per scongiurare futuri conflitti armati tra gli stati membri. Assieme alla Liberia, l’Etiopia era l’unico paese africano a non essere mai stato colonizzato da uno stato europeo. Dopo sette mesi di guerra e la proclamazione dell’Impero, ebbero inizio cinque anni di una sistematica politica di terrore e di pulizia etnica, nel tentativo di creare nel paese occupato uno “spazio vitale naturale per gli italiani”.

Civili, militari e squadristi italiani commisero durante la repressione della popolazione etiope atroci crimini: esecuzioni sommarie di ostaggi e di soldati che si erano arresi, rappresaglie contro civili, distruzione di interi villaggi, deportazione selettiva nei campi di concentramento in Etiopia, Eritrea, Somalia e in località di confino in Italia. Soltanto nel pogrom di Addis Abeba, messo in atto da civili e squadristi italiani tra il 19 e il 21 febbraio 1937, vennero trucidate fra 6 e 30 mille etiopi. In totale, le vittime etiopi furono fra 400.000 e un milione.

Dopo l’occupazione il governo dell’Imperatore Haile Selassie chiese all’ONU di istituire una “Norimberga africana” accusando 911 italiani di crimini contro l’umanità. Le imputazioni furono: terrorismo sistematico e omicidio volontario, tortura, deportazione e internamento di civili, saccheggio e distruzione volontaria, bombardamento deliberato di ospedali della Croce Rossa, utilizzo di armi di distruzione di massa proibite.

Ma iniziata la Guerra fredda i governi statunitense e britannico riuscirono per ragioni di geopolitica e di solidarietà fra gli stati colonizzatori ad evitare che si instaurasse un tribunale, contribuendo, di fatto, a proteggere i criminali di guerra italiani. Ancora oggi, in Italia, non esiste una coscienza civile diffusa su quello che fu il terrore fascista in Etiopia e sulle responsabilità per i crimini commessi, che aprirono la porta alle guerre totali dell’età moderna.

 

Il documentario che ricostruisce la storia dell’occupazione italiana dell’Etiopia è diviso in tre parti: nella prima si tratta della guerra e dei crimini commessi, nella seconda dell’internamento degli etiopi in Africa Orientale e nella terza della deportazione degli intellettuali etiopi in Italia e degli avvenimenti del dopoguerra.

 

Con le voci degli ex-deportati etiopi Yeweinshet Beshah-Woured e Imru Zelleke, dell’archivista Mario Marino e dell’abitante di Tivoli Oreste Perini e degli storici Shiferaw Bekele, Angelo Del Boca, Ian Campbell, Filippo Focardi, Nicola Labanca, Aram Mattioli, Vincenzo Pacifici, Richard Pankhurst, Wolfgang Schieder e James Walston.

Speaker: Daria Deflorian, Vito Mancuso, Francesco La Mantia, Beniamino Marcone, Alberto Rossatti, Naike Anna Silipo, Riccardo Sinibaldi, Federico Tolardo e Fabrizio Traversa

Musica: The Touré-Raichel Collective

Regia e Realizzazione Tecnica: Roman Herzog

Produzione © 2012 Audiodoc

Durata: 211'43'' - 1 CD (formato MP3)

Prezzo: € 17 Il documentario è acquistabile scrivendo a: audiodoc@audiodoc.it, roman.herzog(a)virgilio.it

Un ringraziamento molto particolare a: Andrea Giuseppini, Paul Assall, Cumbancha e The Touré-Raichel Collective, e Susanne Urban.

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