Colfiorito - Campo per prigionieri di guerra n. 64

Con un telegramma del 14 settembre 1942 firmato da Eraldo Pallotta, colonnello capo dell'Ufficio Prigioneri di Guerra dello Stato Maggiore del Regio Esercito, si autorizza il comando del campo P.G. N. 54 di Passo Corese a costituire due nuclei di 200 prigionieri ciascuno - possibilmente volontari - da inviare come lavoratori per il completamento dei campi 77 (P.G. N. 77 di Pissignano) e di Colfiorito (vedi PGPI02).

Il mese successivo, lo stesso Ufficio Prigionieri di Guerra, comunica al comando del XVII Corpo d'Armata che il campo per prigionieri di guerra di Colfiorito assume la numerazione convenzionale P.G. N. 64 (vedi DPG19).

In realtà, di prigionieri di guerra per approntare il campo di Colfiorito ne arrivano solo 100 nel novembre del 1942 (precisamente 53 di nazionalità inglese e 47 sudafricana) (vedi DPG25).

La stessa situazione si ripete nello specchio riassuntivo dei prigionieri di guerra del 31 dicembre 1942 (vedi DPG29). Poi, il campo P.G. N. 64 scompare dai prospetti e cessa di esistere, almeno come campo per prigionieri di guerra.

Infatti, i comandi militari hanno deciso che Colfiorito non sarà più un campo per prigionieri di guerra, bensì un campo di concentrameto per civili gestito dal Regio Esercito (cfr. Carlo Capogreco, 2004, p. 253).

Il 21 gennaio 1943, con l'arrivo dei primi 765 internati provenienti dal campo P.G. N. 77 di Pissignano, Colfiorito si avvia a diventare il più grande campo di internamento in Italia per civili montenegrini (cfr. il documento riprodotto in Dino Renato Nardelli, 2007, p. 44).