Treviso - Località di internamento

Treviso (Treviso) - Italia
Tipo di campo
Località d'internamento

 

Storia

Oltre ad essere una località di internamento per congiunti di ribelli jugoslavi (vedi la scheda sulla Pia Casa Umberto I) e per ebrei profughi (vedi Anna Pizzuti che indica 45 nomi di internati ebrei stranieri, tutti presenti il 31 maggio del 1943), la città di Treviso viene scelta dalle autorità fasciste anche come luogo dove alloggiare sloveni che chiedono la protezione dell'Italia perché si sentono (o lo sono) minacciati dai "ribelli" comunisti.

 

Il primo documento in ordine cronologico è del 5 settembre 1942, quando il prefetto di Treviso, su richiesta dell'Ispettorato per i Servizi di Guerra del Ministero dell'Interno, invia una lista di nomi e località della provincia distinguendo quelle per i congiunti dei ribelli da quelle per i "proteggendi" (vedi AC00674).

 

Scopriamo così che a Treviso sono destinate due giovani donne: Angela Badovina, nata nel 1921, impiegata presso il Centro Federale del Servizio del Lavoro, e Vida Tekavec, di anni 21, occupata presso il Laboratorio dei Fasci Femminili della città.

 

Il 19 settembre 1943, arrivano a Treviso altri sei sloveni proteggendi. Un pittore (Francesco Jenko), un ex brigadiere della Finanza (Leopoldo Birsa), un bracciante (Bruno Korosic), due casalinghe (Olga Gorisek e Francesca Frankovic, quest'ultima occupata presso la famiglia Accongiagioco1), infine una donna (Giuseppina Rostokar) la cui professione è definita "privata" (significato a noi incomprensibile) (vedi AC00678).

 

Nel telegrafare questi ultimi arrivi, Salvatore Rapisarda, prefetto di Treviso, ne approfitta per chiedere al Ministero dell'Interno quale sia il trattamento economico da usare per gli sloveni protettivi (vedi AC00675).

 

La risposta è una lettera che ripropone lo stesso identico sussidio che il Ministero ha stabilito per gli internati congiunti di ribelli, ovvero 50 lire al mese come indennità di alloggio per famiglia, oltre a 8 lire al giorno per il capofamiglia, 4 per la moglie e le altre persone maggiorenni a carico, 3 per i figli minorenni (vedi AC00676). Almeno in questo, internati protettivi e repressivi vengono considerati sullo stesso piano.

 

D'altra parte, il 25 agosto del 1942 è lo stesso Ispettore per i Servizi di Guerra Giuseppe Stracca a scrivere, in un promemoria indirizzato al sottosegretario di Stato per l'Interno che "La discriminazione fatta fra "proteggendi" e "internandi" ha più valore formale che sostanziale, ché in effetti tutti indistintamente gli sfollati sono animati da odio verso il nostro Pese e verso il Regime, alimentato da una efficace propaganda delle cellule comuniste che fanno capo alle centrali moscovite" (vedi P110).

 

Un successivo e documentato arrivo a Treviso di sloveni che hanno chiesto la protezione dell'Italia avviene il 23 ottobre 1942 (vedi AC00677). Si tratta di cinque persone, quattro delle quali risultano occupate presso la F.I.N.A. (Fabbrica Italiana Novità Abbigliamento), mentre la quinta, Maria Sternat, di 19 anni, è occupata presso la famiglia di Rosa Rapisardi.

 

Successivamente, anche se in maniera non del tutto ben documentata, continuano gli arrivi di internati proteggendi a Treviso.

 

E', ad esempio, il caso di due sorelle, Angela e Giovanna Zigmund, che arrivano in città nell'aprile del 1943 al seguito della famiglia di Luigi Perdibon presso la quale sono impiegate come domestiche (vedi AC00218). Le sorelle Zigmund (che sono in Italia dal maggio 1942) si trasferiscono sempre al seguito della famiglia Perdibon a Venezia nel febbraio del 1944 (vedi AC00169).

 

Treviso, per un certo periodo trova occupazione un'altra internata "proteggenda". Maria Livk, nata a Mirna il 18 marzo del 1920, fa ritorno (quindi in precedenza vi era già stata) a Treviso perché ha trovato occupazione presso l'Albergo Beccherie (vedi AC00167). Occupazione che mantiene dal 29 dicembre 1943 al 21 aprile 1944, quando per sfollamento fa ritorno al comune di Castelleone in provincia di Cremona (vedi AC00168).

 

Infine segnaliamo una serie di documenti che testimoniano il rimpatrio di sloveni "proteggendi" dalla provincia di Treviso (vedi AC00224 AC00225 AC00223 AC00219 AC00220), documenti che però non specificano le località dove risiedevano le persone rimpatriate. Infatti, oltre allo stesso capoluogo, al momento siamo riusci a identificare altre località per "preteggendi" nella provincia di Treviso: Cison di Valmarino, Conegliano, Oderzo, Roncade, San Polo di Piave e Susegana 

 

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Nota

1 Armando Accongiagioco è seniore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Ritroviamo Francesca Frankovic sempre al servizio della sua famiglia a Bologna nel febbraio del 1943 (vedi AC00333)


note

La nostra ricerca sulle località di internamento è ancora in corso 


 
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