Bagolino - Località di internamento

Bagolino (Brescia) - Italia
Tipo di campo
Località d'internamento 13/08/1942 27/94/1944
Fonte: AC00353 AC00368

 

Storia

APPUNTI PER LA SCHEDA

 

Il comune di Bagolino è una delle località scelte dalla prefettura di Brescia per internare i congiunti dei ribelli deportati dai territori occupati o annessi della Jugoslavia (per un riassunto complessivo della situazione degli internati in provincia di Brescia vedi AC00353  e l'elenco completo delle diverse località di internamento).

 

Non sappiamo nulla di preciso riguardo le condizioni di vita degli internati civili assegnati al comune di Bagolino. Una lettera della prefettura di Brescia datata 4 settembre 1942, informa il Ministero dell'Interno che tutti gli internati arrivati dalla provincia del Carnaro (Fiume) sono privi di biancheria, vestiario, stoviglie e utensili da cucina (vedi AC00355).

 

L'Ispettorato dei Servizi di Guerra del Ministero dell'Interno - la struttura che ha curato la deportazione in Italia dei congiunti dei ribelli e la loro distribuzione in quasi tutte le provincie del centro nord del paese - come avviene in tutti gli altri casi, anziché affrontare le spese di acquisto di materassi, pentole e quant'altro serve alla sistemazione degli internati,  propone di inviare le persone presso i "ricoveri di mendicità" (o ricoveri per anziani) della provincia (vedi AC00356), e, in ogni caso, di limitare gli acquisti al minimo necessario.

 

Il sussidio per gli internati (o" sfollati" come con un eufemismo spesso vengono chiamati) del Carnaro è stabilito da un telegramma dell'Ispettorato del 18 giugno del 1942 (vedi P109) e prevede lire 50 al mese per famiglia come spesa per l'alloggio, più un sussidio di lire 8 per il capofamiglia, oltre a 4 lire per la moglie e i figli maggiorenni a carico, e lire 3 ai figli minori. 

 

Dai documenti in nostro possesso, sembra che solo gli internati di due comuni - Adro e Toscolano Maderno - vengano effettivamente trasferiti nei ricoveri per poveri. Tutti gli altri, comprese le persone internate a Bagolino, rimangono nel comune dove erano state in precedenza destinate.

 

Il 20 gennaio 1943, il sottosegretario agli interni Guido Buffarini Guidi invia un ordine a numerose prefetture del nord Italia, compresa quella di Brescia, in cui stabilisce di inviare al campo di concentramento Le Fraschette di Alatri tutti i congiunti di ribelli internati nei comuni della provincia, escludendo solo quelli che abbiano trovato una stabile occupazione (vedi AC00249).

 

Il prefetto di Brescia è tra i più solerti nel rispondere e nell'organizzare il trasferimento degli internati. Il 25 gennaio comunica le date dei trasporti, dividendo in cinque gruppi gli internati (vedi AC00359), e con un documento riassuntivo del marzo del 1943 comunica i nomi e i luoghi di partenza di tutti gli internati (vedi AC00357).

 

E' solo grazie a questo documento che riusciamo finalmente a sapere i nomi degli internati civili del comune di Bagolino, che risultano essere 21, di cui però solo 19 inviati al campo di concentramento in provincia di Frosinone dove arrivano probabilmente il 3 febbraio del 1943 (vedi AC00374). 

 

Infatti, come ordinava Buffarini Guidi, non devono essere inviati alle Fraschette gli internati che hanno trovato stabile occupazione, come deve essere evidentemente accaduto a due donne internate a Bagolino: Maria Celari e Vida Valencin.

 

Quasi tutti gli altri 19 internati del comune di Bagolino (vedi la pagina numero 2 - foglio 3 - dell'elenco AC00357), risultano nati a Montechilovi, in sloveno Kilovče, cittadina che diventa italiana alla fine della prima guerra mondiale.

 

Il villaggio di Kilovče viene incendiato dai squadristi del II Battaglione di stanza a Cosale nell'aprilecitare fonti Zidar e Stranj).  Evidentemente, dopo questa strage tutti gli altri abitanti vengono deportati in Italia.

 

Un ultimo documento riguarda una delle due internate di Bagolino che nel gennaio del 1943 non vengono trasferite al campo di concentramento Le Fraschette di Alatri. Su sua richiesta, il 27 aprile del 1944, Maria Cellari viene trasferita nel comune di San Pietro del Carso (Pivka) (Trieste) presso l'abitazione della zia Giovanna Cellari (vedi AC00368).

 

Quindi, la località di internamento di Bagolino sembra restare in funzione ben oltre l'8 settembre del 1943.


note

La nostra ricerca sulle località di internamento è ancora in corso 


 
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